Colors of noble cultures, Nigeria 2023

Colors of noble cultures: Nigeria, estate 2023

Tradizione nella modernità possiamo definire questa collezione, per la tematica del vigoroso cavallo e del suo cavaliere che formano un tutt’uno e rimandano agli antichi rituali ed agli antichi gesti della cavalleria africana ma anche internazionale, dal momento che il cavallo non cambia – come l’uomo – ma rimane un’icona amata ovunque. La modernità è nell’aver composto questi dipinti con lo stile inconfondibile del Maestro Ballarin declinato nelle tematiche cromistiche e compositive del modello africano. 

Il risultato che salta agli occhi è l’armonia dell’insieme, dell’armocromia dedicata all’Africa, dell’utilizzo dei colori con toni che mettono in risalto ogni parte del messaggio artistico. Appare così tutta la bellezza e la forza che può sprigionare l’accoppiata di un guerriero che diventa tutt’uno con un cavallo. 

Nonostante in passato il guerriero dimostrasse soprattutto la forza, il vero traguardo delle opere di Ballarin è l’Unione tra gli esseri animati e con le cose. Il cavallo ed il cavaliere sono simbolo di unione tra due forze e due caratteri e si armonizzano diventando insieme un’accoppiata vincente. 

Il cavallo diventa quindi una metafora dell’Unione tra i Popoli e viene reso simbolico proprio dalla scelta decorativa fatta di geometrie astratte e cucite insieme senza la logica della volontà di rappresentazione figurativa, ma con la sovrapposizione armoniosa della dimensione astratta delle geometrie. 

La geometria come scelta pittorica, infatti,richiama la cosiddetta ‘geometria sacra’,quella dimensione spirituale che ci parla di come la Natura sia codificata nelle proporzioni e nelle forme geometriche di base che creano la struttura della materia (triangoli, quadrati, esagoni, cerchi e parallelepipedi etc.), quelle forme che si rifanno alla formula cosiddetta Golden Ratio (1,1618…) che fu scoperta da Fibonacci ed utilizzata anche da Leonardo. Queste forme si trovano soprattutto riprodotte nel mondo islamico, che per indicazione e tradizione religiosa le ha utilizzate più di ogni altra arte. Ballarin comunque non viola il precetto dell’iconoclastia, poiché la sua è una astrazione geometrizzante al pari di quella che potrebbe essere l’utilizzo della Calligrafia Araba, con la quale si possono rappresentare Sufi danzanti o mille altre immagini. Ancora di più, quindi, l’uso della geometria ci avvicina al Sacro. 

Qui la scelta stilistica dell’artista è quella di togliere lo spazio-tempo alla raffigurazione, raggiungendo così un’astrazione maggiore, che permette all’immagine di rimanere eterna. Infatti, non vi sono sfondi e rimangono solo i gesti del cavallo e del cavaliere che diventano quindi iconici ed atti ad esistere senza collocazione di spazio-tempo. 

Ricordando Platone ne ‘il mito della Caverna’, noi estrapoliamo “l’idea di cavallo”, quindi non uno specifico cavallo rappresentato su tela, ma l’immagine che da’ luogo ad una composizione Metafisica, quindi al di là del mondo fisico e puramente materiale. 

La spiritualità, infatti, è uno degli argomenti cardine del Maestro che astraendo le geometrie e rendendo iconici i disegni ci parla del mondo da cui vengono le “Idee” a cui la sua perspicacia ed intuizione hanno attinto.

Lo spirito è il non-luogo laddove le culture, i popoli e le religioni possono abbracciarsi e Ballarin si muove come portatore di Pace tra i popoli, proprio grazie al suo linguaggio universale e simbolica. 

Negli scacchi “La mossa del cavallo” è anche quella di poter saltare una casella in obliquo e passare nel pavimento dal bianco al nero e viceversa e questo è proprio un modo di muoversi tra le culture che indica apertura e fusione. 

Il Maestro prende spunto dalla tradizione turco-islamica e veneziana,da cui trae ispirazione soprattutto nelle forme ornamentali per aggiungere la sua visione occidentale che poi ripropone con i colori e i modelli tipicamente africani. Il processo rappresentativo quindi è un rimando al periodo bizantino in cui Venezia e Bisanzio(l’odierna Istanbul), favorivano grandi scambi commerciali e culturali, di buon auspicio anche tra l’Italia ed i Paesi Africani.

Osserviamo ora i tappeti e le gualdrappe che decorano i cavalli e notiamo che ricordano i ‘Tappeti da Preghiera’ islamici ed anche con questo il Maestro Ballarin indica inconsciamente una via Spirituale da seguire. 

Un’osservazione a parte va dedicata alla tecnica pittorica usata. Con un guizzo molto originale il quadro non è bidimensionale, ma le campiture materiche sono in rilievo ed il quadro potrebbe essere anche vissuto come esperienza tattile visto che gli smalti e gli acrilici rimangono in rilievo, ma danno una sensazione di setosa rotondità sotto la pelle. Il gesto del toccamento ad occhi chiusi potrebbe quasi ricordare una forma di meditazione che anch’essa si avvicina alla preghiera. Invece ad occhi aperti si viene abbagliati da quello scintillio metallico che dona un particolare riflesso di luminosità alle opere.

Così, con l’arte simbolica e senza tempo, viene testimoniata la possibilità che l’unione di culture e tradizioni diverse possano fondersi in una pace fruttuosa e duratura.

Prof. Raffaella Biasi – orientalista

Le 14 opere di Luigi Ballarin esposte durante la mostra.

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